sabato 21 marzo 2009

Ultima comunicazione

"Per una serie di motivi che riguardano la visibilità di questo blog in ascesa (ma lo sarà davvero...), la redazione comunica che si è trasferita sul blog http://lemanineicapelli.ilcannocchiale.it/.
Spero che ci raggiungiate al più presto".
L'Amministratore Sonny De.

lunedì 2 marzo 2009

Cassano e Povia: saranno fratelli?


Ieri, bloccato a letto da quella zoccola dell'australiana, mi sono messo a guardare la tv... Mentre guardavo Quelli che il Calcio passa una immagine di Cassano che si riscaldava... esclamo: "cazzo... è uguale a Povia!". In effetti facendo un po' un giro sulla rete ho trovato qualcuno che se ne era accorto ben prima di me (nel 2006)...





In uno dei commenti si dice:


Era il 2006... Letta così oggi sta cosa fa proprio ridere!
OK, OK... Cassano resta sempre brutto, ma l'ultima volta che l'ho visto da Fabio Fazio mi ha fatto davvero una buona impressione: un ragazzo come tanti, che sa di essere fortunato, che si rompe ad allenarsi, ma che si diverte un casino a giocare! Sembrava pure molto simpatico (ma nn ci esco insieme, quindi non ci metterei la mano sul fuoco).
Ieri inoltre ha giustiziato i cugini rossoneri, quindi le sue quotazioni (nella mia borsa) si sono alzate a dismisura!

Vogliamo parlare di Povia? è diventato:
  1. nemico giurato dell'arcigay
  2. amico dei ciellini
Non so se sia peggio avere i gay contro oppure amici quelli della cdl, ma questo dipende dai gusti...
Cmq (a torto o a ragione) la canzone di povia è stata interpretata in difesa dell'amore etero e contro l'omosessualità!

Sarà vero? io resto perplesso... in Italia uscite del genere rischiano di essere sempre e comunque strumentalizzate, infatti la canzone racconta solo una storia! Cosa c'è di male nel narrare la vita di una persona... Possiamo riassumerla così: ero frocio, mi sono accorto di non esserlo ed alla fine ho scoperto che la causa di tutto erano i miei genitori.
La storia è verosimile, quindi perchè accanirsi contro Povia?
Fosse solo per la canzone in effetti non ci sarebbe nulla da eccepire, ma alcuni atteggiamenti di povia mi lasciano perplesso: prima si mette a difendere la famiglia (non che sia sbagliato per carità, ma mi ricorda qualcosa...), poi afferma che Oscar Wilde era gay per colpa di sua madre (ma lui conosceva la madre!?), inoltre l'anno scorso era ospite d'onore sul palco del family day...

Quindi in conclusione: Ok, Luca eri gay, ma ora non esagerare! Non è che ti becco mica al family day?

mercoledì 18 febbraio 2009

E ora chi lo fa il segretario?


La notizia oramai è nota, anche a coloro che non si interessano di politica:
Walter Veltroni si è dimesso dalla carica di segretario del Partito Democratico.
Si tratta di un cesaricidio in piena regola, orchestrato dietro le quinte del teatro democratico.
I cesaricidi sono i soliti noti, che non fanno nulla per nascondere il loro "omicidio politico": Fassino e Rutelli, orchestrati brillantemente da Massimo D'Alema.
Ora saranno loro a combattere per il trono del partito.
Ma c'è un interessante stimolo per i bookmakers, già pronti ad accettare scommesse sul successore del W democratico: Pierluigi Bersani potrebbe aver ben più di una possibilità per aspirare alla segreteria del Pd.
A suo favore giocano diversi fattori:
  1. gli altri contendenti hanno già ricoperto la carica di segretario, senza suscitare particolari entusiasmi, soprattutto tra gli elettori;
  2. Bersani è un personaggio che non è mai entrato in contrasto con la leadership di Veltroni, riuscendo comunque a creare consensi attorno a sé, nonostante i pochi spazi televisivi avuti a disposizione;
  3. Se ci dovessero essere nuovamente le primarie del Pd, le stesse che portarono il W italiano alla segreteria, difficilmente l'elettorato del Pd sceglierebbe tra i cesaricidi, ma punterebbero su una figura pulita e nuova come quella di Bersani;
Ciò che accadrà realmente lo vedremo nei prossimi mesi (o settimane), visto che questa crisi al vertice rischia di compromettere sia le elezioni amministrative sia le europee.
Il Pd deve comunque affrettarsi a riprendere possesso di se stesso: la possibilità di un devastante effetto domino non è poi una possibilità così remota.
Certo, ora che "cadavere" è ancora caldo, si sprecano i facili allarmismi: le correnti potrebbero entrare in collisione e le divergenze potrebbero portare a possibili scissioni.
Del resto la storia della Sinistra italiana ha conosciuto in più occasioni il dramma di vari tentativi di unificazione, falliti in breve tempo per divergenze interne.
Purtroppo è un problema con cui la Sinistra non è ancora riuscita a fare i conti.
Veltroni ci ha provato e ha fatto la fine di Don Chiscotte.
Il prossimo segretario dovrà riuscire dove ha "fallito" Veltroni.
Dovrà dimostrare di riuscire nell'impresa di tenere unita la Sinistra, di prepararla meticolosamente alle prossime sfide elettorali e sociali.
Dovrà fare nuovamente breccia nell'anima politica degli italiani, e dimostrare di essere una reale alternativa all'autoritarismo berlusconiano.
Non sarà facile, questo è certo.
La Sinistra dovrà prima dialogare al suo interno, poi dialogare con le altre forze dell'opposizione.
A chiunque toccherà questo immane compito, non resta che augurare tanta fortuna...e sperare...

sabato 14 febbraio 2009

IL BANCO VINCE SEMPRE.

Ieri sera sono andato bel bello, assieme ad alcuni amici, al casinò di Campione d'Italia, città italiana su territorio svizzero che ha ben poco di italiano ma fa niente, le macchine della polizia erano le stesse.
Primo problema sono i soldi, dato che in Italia ci sono gli euro mentre a Campione i franchi e quindi devi cambiare e non sei mai del tutto convinto che il cambio valuta adottato sia quello standard dei mercati internazionali, e allora cerchi un giornale per andare a leggere le pagine economiche, ma tutti i giornali del casinò ne sono sprovvisti, c'è qualcuno che per lavoro taglia via quelle pagine.
Mentre facevo la coda per pigliare le mie fiches, dopo che un giapponese aveva cambiato un assegno di 1000 euro in franchi e la metà di quei franchi in fiches, facendomi sentire fuori luogo, vedevo quel mondo di colori e lucine e gente felice e volevo a tutti i costi farne parte.
Cambiati 20 euro in fiches, mi sono diretto al tavolo della roulette, dove mi aspettava il giapponese di prima, con il quale avevo ormai istaurato un rapporto di amicizia e complicità.
Mentre lui sperperava i suoi soldi puntando su numeri alla cazzo raccontandomi di come ogni numero ha la stessa probabilità di uscire di qualunque altro numero, e me lo diceva in francese, e io cercavo di dirgli che il francese sarà sì la lingua dei casinò, ma ciò non è un nesso razionalmente corretto per la deduzione "tutti quelli che vanno al casinò parlano francese"; insomma, dicevo, mentre lui mi diceva queste cose, io giocavo con mente lucida e fredda e da calcolatore matematico pazzo un po' autistico, tanto che in mezzora i miei 10 euro di franchi in fiches puntati sulla roulette erano diventati 16 e la gente mi guardava con tono ammirato.
Raggiunti i 20 euro e avendo quindi di fatto raddoppiato i picci che volevo giocare alla roulette, il casinò mi ha mandato al tavolo la mia escort personale con l'unico compito di insinuare irreversibilmente nel mio subconscio la tremenda convinzione che la mia virilità fosse direttamente proporzionale alle puntate che facevo e al rischio tanto maggiore delle stesse.
Mi sono salvato sui 10.5 euri e mi sono diretto al black Jack.
Tra parentesi, la escort per 100 franchi (75 euro arrotondati a 80) era disposta a concedermi un'ora della sua vita in una allegra stanzetta dell'hotel del casinò, ma io sono un essere di luce e ho continuato a camminare sulla retta via che conduceva al tavolo da black jack.
Puntata minima: 20 euro, cioè circa 30 franchi in fiches. Quindi io già partivo male giocando tutto quello che avevo, ma la prima mano mi avrebbe riservato una dolce sorpresa.
Faccio la mia puntata ed escono un 3 e un 4... Potevo rinunciare ma non volevo fare una figura di merda davanti ai compagni di merende, così ho chiesto una carta ed è uscito un re: 17, buon punteggio ma volevo di più. Decido di rischiare ed esce un 3. 20, la partita (quasi) perfetta. Vittoria.
I 30 franchi diventano 60.
Così ne gioco 30 sulla mano successiva ma perdo col banco in un possibile ma alquanto improbabile 21 di punteggio. Abbiamo perso tutti e ci siamo guardati negli occhi per qualche secondo, giusto per instaurare un rapporto di solidarietà del tipo "mal comune..."
Terza puntata: essere tornato al punto di partenza (30 franchi) mi aveva demoralizzato, tanto che la escort mi sussurra nell'orecchio che, comunque vada, lei avrebbe finto l'orgasmo e me lo avrebbe detto.
Punto i miei 30 franchi e il tavolo, servendomi un asso e un due, scopre le sue carte raggiungendo un punteggio di 17. Molti compagneros escono dal gioco, ma io rimango, attribuendo all'asso il valore di 10 con conseguente mio punteggio di 12. Chiedo una carta, basta un 5 o un 6 o un 7, mi dico, dai ce la posso fare, mi dico, ma esce una regina.
10+10+2=22
Il banco vince sempre.

venerdì 13 febbraio 2009

Concorrenza razzista


Ormai è noto che nella Città Eterna esiste una "emergenza razzismo".
Prologo dell'ultimo episodio di questo fenomeno dilagante: "Nero devi chiudere l'attività". Questo elegante sfoggio di "leal concerrenza" è la frase urlata da un gruppo di italiani verso un cittadino del Bangladesh, proprietario di un negozio nel quartiere multietnico di Roma dell'Esquilino.
Il bangalese è stato poi colpito con una bottiglia in testa.
Chi è l'aggressore? Un romeno? Un rom? Un clochard? No.
Si tratta di un italiano, titolare di un bar di via Giolitti, stessa strada dove si affaccia il negozio del bengalese, un internet point con annessa rivendita di alimentari.
La vittima aveva dei precedenti penali? è un ladro? Uno stupratore impunito? Oppure uno spacciatore?
"Stranamente" si tratta un semplicissimo negoziante che, oltre a essere un immigrato, vendeva le sue bibite a un prezzo inferiore rispetto al barista italiano.
Questo episodio, stilisticamente mafioso, si conclude con il bengalese in ospedale e con l'aggressore in stato di fermo presso gli uffici del commissariato Esquilino.
La reazione della gente del quartiere appare unanime: solidarietà all'aggressore.
"Era esasperato, ha fatto bene. Non ne possiamo veramente più" è la frase che riassume lo stato d'animo degli indigeni.
Sarebbe ora di prendere seriamente in considerazione lo spettro razzista che aleggia sulla nostra povera e sempre più sgangherata Italia. Forse bisognerebbe ricordarlo anche al sindaco Alemanno, che pare sia più "impegnato" a "rispettare" le promesse elettorali di "pulizia morale" delle strade romane e di "finto smantellamento" dei campi rom limitrofi alla Capitale, che a tutelare tutti i cittadini che abitano a Roma.
Ma in fondo, il razzismo non esiste...