giovedì 15 gennaio 2009

Sguardo a Oriente


Si può far finta che sia la solita routine nel conflitto israelo-palestinese, ma quando si sente parlare di "terza intifada", la quotidiana indifferenza si tramuta in una sincera preoccupazione, una preoccupazione che crea dubbi, dilemmi storici e domande a cui nemmeno un veggente potrebbe dar risposta.
Gente come noi non può fare altro che osservare, dal divano di casa nostra, le immagini di edifici sventrati, di donne in lacrime, di piccoli corpicini esanimi e dell'esercito israeliano in marcia per porre fine al terrorismo di Hamas.
E intanto, piano piano, comincia a frullarmi in testa un dilemma shakespeariano: bombe o diplomazia? Ma subito una voce nel mio orecchio mi sussurra: "è davvero questo il problema?".
Il problema, in realtà più simile a un rompicapo, è se esiste una soluzione plausibile per risolvere una volta per tutte la questione israelo-palestinese.
La storia degli ultimi sessant'anni non incoraggia certo ipotesi ottimistiche: questi due popoli combattono da più di mezzo secolo per il diritto all'esistenza.
Tutto nasce da un colossale errore del 1947, in cui venne assegnato, senza una seria analisi geopolitica, il territorio che era stato degli ebrei secoli e secoli prima.
Le nazioni di buona parte del mondo avevano la coscienza sporca per aver impedito a Hitler di compiere quello sterminio abominevole e spietato che si era realizzato nei campi di concentramento del terzo reich. La strage compiuta da Hitler fu un peso determinante, che spinse a dimenticare i palestinesi mentre si creava Israele.
Si riparò ad una brutale ingiustizia con un'insensata espropriazione territoriale.
Se qualcuno avesse pensato ai palestinesi, forse la storia sarebbe stata diversa ed ora non ci ritroveremmo davanti all'ennesimo atto di forza di Israele, deciso a ribadire che le intimidazioni non spaventano, anzi, vengono ripagate con un'invasione.
L'atto sconsiderato di Israele contro il provocatore Hamas (ufficialmente) e contro il popolo di Gaza (in pratica), rischia di scatenare una serie di conseguenze gravissime:
1) legittimare maggiormente Hamas agli occhi dei palestinesi e del mondo arabo;
2) portare a una terza intifada;
3) impedire una risoluzione, che riporti la "pace" in quel luogo di lacrime e sangue.
La domanda comunque resta senza risposta: esiste un modo per risolvere definitivamente un dei conflitti più lunghi che la storia abbia mai visto?
Di fronte a questo dilemma, abbasso gli occhi e scuoto la testa, con la sempre più remota speranza che gli apparati diplomatici trovino una via d'uscita da questo tunnel degli orrori.

Sonny De

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